RIFLESSIONI:
Svolgere la professione di Architetto online è possibile?
giada mete
Ultimamente rifletto molto sulle potenzialità del mio lavoro e una di queste è l’opportunità di svolgere il mio lavoro online, cogliendo l’opportunità di viaggiare e spostarmi dove mi porta il mio lavoro, ma fare l’Architetto online è davvero possibile?
Mi ritrovo molto spesso a parlare con potenziali clienti che sono reticenti all’idea che il lavoro si possa svolgere online e ho passato un sacco di tempo a chiedermi il perchè di questo freno.
Ormai tantissime professioni si sono spostate dall’offline all’online, anche se in Italia ancora ci sono molti timori, se escludiamo chi pratica trattamenti che richiedono il contatto fisico e i chirurghi, sono davvero poche le professioni che non hanno ancora sfruttato le potenzialità del web, io stessa ho strutturato i miei servizi per essere gestiti (alcuni parzialmente) da remoto.
Inoltre, viviamo in una realtà nella quale gli spostamenti sono all’ordine del giorno e se pensiamo che un architetto della portata di Frank Lloyd Wright realizzò progetti in Giappone, o Luis I Khan in India, pur vivendo in America (naturalmente ogni spostamento è proporzionato al tipo di lavoro al quale si va incontro) fa sorridere che ci si pongano delle difficoltà nei confini italiani.
Inoltre basta considerare come funzionano gli studi in questo momento (anche italiani se consideriamo quelli “grossi”), dove spessissimo le sedi operative sono più di una e dislocate in vari posti del mondo.
Alla luce di questi fatti non capisco perchè la professione dell’Architetto in Italia deve essere vista e vincolata all’interno di un piccolo territorio, possibilmente comunale.
Adesso, partendo dal presupposto che quello che mi interessa analizzare in questo momento è il lavoro privato, nel quale un progetto può essere schematizzato in 4 macro fasi fondamentali:
- la fase di conoscenza
- il progetto
- la scelta di materiali e finiture
- la direzioni lavori
Penso che i problemi più consistenti possano andare verso le seguenti direzioni.
L’idea che si ha di questa professione
Tutti hanno un immaginario dentro di loro che vede l’architetto sempre presente, quando bisogna scegliere i materiali, gli arredi, durante la fase di messa in opera, senza considerare che sono ruoli che vengono rivestiti con tempistiche diluite tra loro. In realtà il lavoro di un Architetto nasce molto, molto prima, la fase di progetto è quella sostanziale, quella che, in un secondo momento, porta a fare le scelte in negozio o di arredo, o i sopralluoghi in cantiere. La realtà è che il lavoro di progetto nasce su un tavolo da disegno (o ad un pc per la nuova generazione) e questo suona molto come un lavoro da remoto, il cliente si incontra in determinati momenti, dopo aver sviluppato un’enorme mole di lavoro, in pratica un progetto nasce con l’80% di lavoro solitario, a questo punto mi chiedo, perchè se mi trovo in un’altra città è un problema?
Perchè fa così paura comunicare tramite Skype (o sistemi similari), che sostituendo le tradizionali telefonate ci permette di vederci, parlare e confrontarci, offrendo la possibilità di pianificare incontri con maggiore flessibilità? Sicuramente in maniera più produttiva. Ho fatto consulenze dove in tempo reale ho realizzato schizzi che mostravo al cliente attraverso lo scambio di file o mostrandoli velocemente a video per capire se stavamo seguendo la strada giusta.
Perchè non lavorare da remoto per contenere i costi (-spostamenti, -tempo perso)?
Perchè non lavorare da remoto per poter scegliere con chi lavorare?
Lavorare da remoto non significa non incontrarsi, ma razionalizzare gli incontri, fare solo quelli necessari (sopralluoghi, rilievi, presentazione di proposte) e velocizzare il lavoro.
chi fa cosa
Un’altro problema di fondo è che si confonde la fase di progetto con altre fasi successive come: il cantiere, la scelta di finiture e arredi.
Spesso mi dicono “voglio l’architetto sul posto”, perfetto, ma la gestione del cantiere è una cosa diversa dalla progettazione, prima si fa il progetto, poi viene aperto il cantiere. Curare il progetto da remoto non implica che la gestione del cantiere sia assente, semplicemente ci si preoccupa della gestione del cantiere al momento opportuno, così come per la scelta di materiali e arredi.
Vivere in due posti diversi non è necessariamente indice di problemi, diverse volte ho realizzato progetti (anche complessi) come questo, che non fossero sul posto e il risultato è sempre stato quello atteso, è bastato rivolgersi ad un collega sul posto per le emergenze e programmare dei sopralluoghi che ogni 2 settimane e tutto è andato bene, per il semplice fatto che c’è stata un’organizzazione a monte, in una fase progettuale dove è stato pianificato tutto.
la scelta dei materiali e gli arredi
C’è questo mito che per scegliere materiali e arredi bisogna passare ore e ore in giro per negozi, quando ormai il web ci permettere di sorpassare questo problema durante la fase progettuale.
Il percorso è semplice, conoscendo materiali e prodotti sul mercato è possibile definire ogni idea, la fase successiva richiede solo un incontro per definire i prodotti da acquistare. Non è la scelta del prodotto che fa il progetto, ma il progetto si sviluppa seguendo una sua logica.
Ricordo quando durante la progettazione di questo bagno, con il catalogo alla mano preparai diversi rendering da inviare ai clienti per mail, nei quali ho testato vari prodotti, una volta definita l’idea siamo andati in negozio a scegliere i prodotti definitivi, ma andare in negozio non ha modificato l’idea di progetto.
Inoltre il web, ci offre davvero un’ampia scelta, per qualunque spunto o riflessione o prodotto possibile.
Adesso mi piacerebbe conoscere il tuo punto di vista, anche solo per dirmi se hai mai pensato di rivolgerti ad un architetto online, oppure se hai mai pensato di voler trasformare il tuo lavoro in un lavoro da remoto e quali difficoltà hai avuto.
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